28 febbraio 2014

Solo good news per pensare positivo

Quando l'ho intervistata per il magazine Il Salvaeuro è stata per me una vera scoperta. Assunta Corbo è una giornalista dall'animo free lance, sempre alla ricerca di storie da raccontare. Solo che spesso si tratta di storie troppo positive per i giornali, e si sa che la prima pagina funziona meglio se si racconta una bella tragedia. Che farne allora di tutte quelle buone notizie che lei si ostinava a raccogliere? Un blog, ovviamente! Ed ecco che poco più di un anno fa nasce That's good news. Di qualunque genere e argomento e che spesso nascono semplicemente da una lettura più positiva della realtà.


Assunta Corbo, foto Mauro Di Salvo Caravà


24 febbraio 2014

Festa di Carnevale

Ieri ci siamo trovati ancora una volta con le coppie del corso pre-parto (ormai post) per la festa di Carnevale dei bimbi. Abbiamo noleggiato una sala in una parrocchia del Forlivese, portato bibite, merenda, giochi, palloncini e stelle filanti. Abbiamo vestito le bimbe – perché tra sedici coppie in attesa la maggioranza aspettava una femmina – da ballerina, Biancaneve, gatto, ape Maia, Minnie, Peppa Pig, pallone da calcio (un vero vestito fatto in casa! maglietta e pantaloni neri e il disegno di un pallone attaccato davanti e dietro). Si è pure vestito qualche genitore e abbiamo festeggiato tutti insieme.




18 febbraio 2014

Instagram, il papero e la concentrazione mentale

Oggi ho scoperto Instagram  – in effetti non sono poi così tecnologica – e mi sono subito cimentata postando una foto di Bianca col suo caro amico Papero, scattata nel periodo delle vacanze natalizie.



In poco tempo sono arrivati i primi "Mi piace" su Facebook e non ho potuto fare a meno di ricordarmi di un articolo di Susanna Tamaro che ho letto ieri sul Corriere sulle difficoltà in cui si trovano gli adolescenti, senza punti di riferimento tra il bene e il male, lasciati nella palude dei "mi piace".  

Devo dire che, soprattutto da quando ho aperto il blog, io stessa sono molto più attenta ai social network e certe volte devo fare uno sforzo affinché il mondo digitale non prenda il sopravvento sulla realtà. Ecco quindi che mi impongo un piccolo esercizio di consapevolezza che mi aiuta a restare nel qui e ora. L'ho trovato nel libro "Migliora l'autostima con la Pnl" e consiste nel sedermi tranquilla vicino a una finestra o in una panchina se fuori si sta bene. E, semplicemente, osservare: un albero, una casa, un edificio. Cerco di concentrarmi sui dettagli: com'è la corteccia? che forma hanno i rami? e le foglie? L'importante è interessarsi ai fatti, resistendo alla tentazione di dare giudizi. Basta farlo per qualche minuto per riuscire a centrarsi.

Questo è un esercizio utile anche in quei casi in cui la testa lavora troppo e non fa altro che pensare – a me capita spesso. Basta provare qualche volta per ottenere un maggiore controllo sulla propria attenzione e sviluppare concentrazione mentalecuriosità. Qualcuno ha altri trucchi per non lasciare lavorare troppo la mente e stare coi piedi per terra?

14 febbraio 2014

Happy San Valentine's day

Eccolo, San Valentino è arrivato anche quest'anno. Sarà pur vero che  si tratta di una festa romanticona e preconfezionata e che è pure triste andare fuori a cena col fidanzato/compagno/marito proprio il 14 sera quando – orrore! – tante altre coppie mangiano un menu uguale, si regalano peluche e cuoricini e si dicono cose sdolcinate. Che poi, diciamocelo, "le coppie che si vogliono bene se lo dimostrano tutti i giorni dell'anno e non solo il 14 febbraio" e bla, bla, bla…


Questa festa,  io e il mio prode compare, l'abbiamo sempre un po' snobbata e un po' no; nel senso che in genere non l'abbiamo festeggiata proprio il 14, magari un giorno prima o due dopo a seconda degli impegni e di quello che volevamo fare, ma ce ne sempre ricordati. Qualche volta abbiamo optato per una cena, altre siamo andati a fare una passeggiata da soli o con altri – ricordo in ordine sparso: una cena in casa, una passeggiata nell'area palustre di Mandriole e Punte Alberete nel Ravennate, una gita a Mantova, una ciaspolata nella neve con altre sessanta persone e relativa cena conviviale, un "chi se ne frega di San Valentino, basta un biglietto". Insomma ci siamo, più o meno, dedicati del tempo, che sarà pure una festa scontata ma il mio compare è un romanticone e ci tiene. E anch'io, un po', anche se non lo voglio far vedere.

Visto che ultimamente le serate sono per lo più in casa davanti a Peppa Pig, gli incontri sono di famiglie con pargoli al seguito e le uscite a due sono un lontano ricordo, devo ammettere che sono stata ben felice quest'anno, nella più totale omologazione, di essere invitata a una cenetta per due in un ristorante di Cesenatico dove non andavamo da tempo. 

E per la cronaca: l'invito di Charlie Brown alla sua ragazzina dai capelli rossi è stato per ieri sera: 13 febbraio!

11 febbraio 2014

Il rebirthing, alleato della salute olistica

Sono stesa sul lettino, gli occhi chiusi, comincio a respirare, inspiro ed espiro dalla bocca senza pause. Tempo qualche secondo e sono preda del buio e della paura, avverto i primi formicolii alle mani. Cristiano di fianco a me mi dice: "Sei in seduta" e dolcemente mi invita a continuare a respirare.


Comincia così la mia prima seduta di Rebirthing, un metodo di guarigione olistico fondato da Leonard Orr basato su una potente tecnica di respirazione che aiuta a entrare in contatto con le tensioni psicofisiche somatizzate dando loro la possibilità di sciogliersi e scaricarsi. Lo scopo è eliminare ansia e disturbi psicosomatici. Letteralmente rebirthing significa "rinascita" perché può accadere, durante una seduta, che possano affiorare ricordi della propria nascita; in ogni modo con questa pratica si possono ottenere miglioramenti della salute psicofisica e un maggior equilibrio interiore per intraprendere un cammino di crescita personale.

Inspiro espiro inspiro espiro senza sosta, è faticoso. L'inspirazione è profonda, l'espirazione è veloce e spontanea, comincio a capire come funziona. Il corpo si fa pesante, la sensazione di formicolio alle mani aumenta, sono ormai rigide fino agli avambracci, non riesco più a muoverle, capisco che sono ferme in una posa scomposta, non riuscirei a prendere niente in mano. Penso che vorrei scappare ma non è possibile, Cristiano durante il colloquio mi aveva avvertito, mi aveva detto che la respirazione circolare avrebbe potuto portare a reazioni emotive come il pianto o a rigidità corporee, io per ora sono rigida come un stoccafisso. In sottofondo sento della musica, ora vengo invitata a respirare ed espirare col naso, le sensazioni diventano più profonde. Ecco, sì, mi aveva anche detto di accogliere positivamente ogni sensazione senza giudicarla, perché espressione del processo di liberazione. Inspiro espiro…

La respirazione circolare è alla base del rebirthing, si tratta di inspirare ed espirare o solo dal naso o solo dalla bocca – seguendo le indicazioni del rebirther – in maniera continua e senza pause, tenendo un certo ritmo. A mano a mano che si continua a respirare le sensazioni fisiche possono aumentare di intensità, variando da persona a persona: è normale e stanno a significare l'abbassamento delle difese e delle resistenze che ognuno ha a livello inconscio, per liberare quelle emozioni di paura, rabbia o sofferenza che tendiamo a reprimere. 

Inspiro espiro inspiro, ho perso la nozione del tempo, non sono neanche ben sicura di dove mi trovo, il formicolio è passato, percepisco la musica che adesso mi induce a rilassarmi. Piano piano la respirazione torna normale e io mi abbandono, credo che Cristiano aiuti questo stato suonando il gong. Sto in questo stato di torpore per parecchio tempo e quando vengo invitata a riprendere contatto col mondo mi sento decisamente bene.

La respirazione circolare è un importante strumento di purificazione che elimina il 70 per cento delle tossine. Questa tecnica è particolarmente indicata per affrontare problemi di origine psicosomatica, stati depressivi, ansia, attacchi di panico. Come antistress aiuta a sciogliere quelle emozioni che abbiamo cercato di non sentire bloccando il respiro e, quindi, somatizzato. Alla fine di un ciclo respiratorio completo – che può durare da trenta minuti a più di un'ora – la respirazione tornerà a essere normale e ci si troverà in uno stato di benessere e pace. 

Cristiano, che è anche counselor, mi propone un ciclo di dieci sedute durante le quali mi condurrà attraverso i passi fondamentali per ritrovare armonia e benessere. La prima seduta, mi dice, è la più difficile, e il primo passo è la consapevolezza

7 febbraio 2014

Paese che vai… usanza che trovi

Savignano sul Rubicone è un paese di pianura, sta a pochi chilometri dal mare, ma dispone di una collina. Quando sono arrivata qui, ormai più di un anno e mezzo fa, con bambina parecchio piccola al seguito, non avevo proprio capito che cosa questo volesse significare. Sì, perché si dà il caso che la nostra abitazione sia proprio in cima alla suddetta collina. Non che sia tanto distante dal centro, una passeggiata si fa, solo che o affronto una ripida discesa o faccio tutto il giro, mi dicono che saranno circa tra chilometri. Ma poi tocca tornare e la salita è sempre lì, che io venga da una parte o dall'altra, che sia a piedi, che abbia il passeggino o la bicicletta.


La vista di San Marino dal terrazzo

4 febbraio 2014

Figli: perché le francesi li crescono meglio

Perché i bambini francesi non lasciano il cibo? E perché i loro genitori non urlano? Se lo chiede Pamela Druckerman, giornalista americana che vive a Parigi con il marito inglese e i figli. Grazie alla sua esperienza di anglofona trapiantata nella terra del foie grasunita a studi pedagogici appassionati e a varie interviste a madri, maestre ed educatori, voilà, ecco il libro "Il metodo maman", dove ci spiega perché le mamme francesi sono le migliori: bravissime a non rinunciare alla propria vita, a non credere che essere bravi genitori significhi essere sempre a disposizione dei figli e a non sentirsi per niente in colpa per questo.



La ricerca dell'autrice si rivolge principalmente alla classe colta e medio-alta di Parigi e periferia, la quale viene paragonata alla stessa classe sociale americana ed è supportata dallo studio di numerose ricerche scientifiche. Ma che cos'avrebbero in più queste mamme francesi? Quali principi applicano?
  • Attend, la parola magica. La parola "aspetta", attend, in Francia fa parte del gergo educativo, viene ripetuta spesso ai bambini proprio perché questi imparino il controllo e la pazienza.  Il che permette ai genitori non solo di bersi un caffè al bar in santa pace, ma di sostenere intere conversazioni tra adulti. Se poi ogni fine settimana le mamme francesi preparano torte con i loro pargoli il motivo non da ricercarsi solo nell'avere buoni dolci in casa, ma nell'insegnare la pazienza: pazienza per fare il dolce, per aspettare che si cuocia e per mangiarlo. Avere figli in grado di aspettare rende la vita più piacevole.
  • Le cadre, poche regole chiare. Significa dare ai bambini limiti ben definiti – la cornice, appunto – che i genitori si impegnano a far rispettare. All'interno di questi limiti, in genere su pasti/sonno/televisione, i bambini godono di grande libertà. Dal punto di vista francese porre i bambini di fronte ai limiti e costringerli ad affrontare la frustrazione che ne deriva li renderà persone più resistenti e felici.
  • Fare la pausa. L'attesa è un fondamentale. Se un bambino piange o si sveglia di notte, le madri aspettano qualche secondo prima di intervenire. Questo permette loro di osservare il bambino, capire se ha fame, sonno o se ha bisogno di coccole. Una madre che interviene appena il bambino piange non sta osservando. La pausa permette di guardare e ascoltare e, ancora una volta, insegna la pazienza.
  • "Sii saggio" è meglio che "fai il bravo. Dire "fai il bravo" sottintende trattare il bambino come un animale selvaggio che deve fingersi docile per un po', per esempio quando si va dai nonni piuttosto che a cena fuori. Dire sois sage", come fanno le francesi, significa chiedere al bambino di usare giudizio e di rispettare gli altri, sottintende la capacità di comprendere la situazione, fidandosi del bambino.
  • Jean Jaques Rousseau e Francoise Dolto. Sono loro i colossi dell'educazione francese, vissuti a duecento anni di distanza l'uno dall'altro. Jean Jaques Rousseau, nel Settecento, pensava che i bambini dovessero avere la possibilità di svilupparsi in modo naturale, lasciandoli libero di esplorare e scoprire il mondo in modo che i suoi sensi si possano ridestare, immergendosi nel piacere del momento. Il contraltare dello spassarsela libero nei prati è però una disciplina piuttosto rigida, per Rousseau a comandare è il genitore. La Dolto, pediatra e psicoanalista di cui nel 2008 si è celebrato il centenario della nascita, sostenne che i bambini sono razionali e comprendono tutto fin dalla nascita; da qui l'importanza di parlare loro, sempre, di dire loro la verità (su cosa succede in famiglia o sul perché si trovano in ospedale, per esempio) per confermare dolcemente ciò che il bambino già sa. Per lei i bambini hanno motivazioni razionali anche quando si comportano male, è compito dei genitori ascoltare e cogliere queste motivazioni
voilà, il cadre  di Rousseau unito all'empatia e al rispetto della Dolto, un equilibrio tra l'ascolto dei figli e la convinzione che siano i genitori a decidere, è esattamente ciò che le madri francesi applicano.
E poi le francesi hanno un approccio diverso rispetto all'americano (e direi anche italiano) senso di colpa congenito. Anche loro lavorano, tirano su i piccoli, si sentono stressate e inadeguate, ma considerano il senso di colpa poco salutare e spiacevole, e non vogliono che una parte della loro vita abbia la meglio sulle altre, incluso l'essere genitore. Facile, no?