26 aprile 2014

Strategie per gestire i terribili due anni cercasi

Ecco, siamo alla grande nei "terribili due anni" e ci siamo da un bel po'. Tempo fa pensavo che con le parole "terrible twos" si intendessero esattamente i due anni del bambino, un periodo di fatica fisica soprattutto da parte della mamma che deve far fronte ai bisogni del nuovo arrivato. Ed ero portata a pensare che questo periodo sarebbe magicamente finito allo scoccare esatto del secondo compleanno. Ingenua!



Poi mi sono documentata e ho scoperto che l'espressione "terribili due anni" sta a indicare una fase di crescita tra i 18 e i 36 mesi dei bambini in cui i "no" sono all'ordine del giorno, la testardaggine è pari ai capricci e i pianti sono inconsolabili, il tutto perché il bambino scopre di essere diverso dalla madre e di avere bisogni e desideri propri. Un passaggio evolutivo, insomma, verso l'indipendenza.
Il no è un potente strumento di affermazione di sé stessi e se ci pensiamo è sempre così: quante volte anche noi adulti diciamo sì solo per piacere agli altri, per quieto vivere o perché pensiamo che gli altri vogliano così, quando invece servirebbe un no? Ecco, in questo senso credo che i no dei bambini siano incoraggianti, significano che desiderano avere una personalità loro e non sottostare alle aspettative di noi genitori.

La psicanalista infantile Francoise Dolto scriveva: "Il bambino dice no per fare sì. Il che vuol dire no perché tu me lo domandi e, subito dopo, ma in effetti, sono io a volerlo fare".

Bianca ha cominciato a dire no ben prima dei due anni, all'inizio avevo pensato che si trattasse solo di fare il verso al maialino George (va beh, Peppa Pig ormai è ovunque) che dice dei sonori "Nnnno!". Ora la cosa si è fatta più sottile: spesso non si vuole vestire, i "voglio" questo o quell'altro sono all'ordine del giorno e la risposta che mi sento arrivare più spesso è "ancora no"! Che significa? Evidentemente che ha bisogno dei suoi tempi che, purtroppo, non sempre coincidono con i miei.

Nel frattempo ho capito che aiuta parecchio fornire delle alternative, dare tempo e poche e chiare regole perché, suvvia, non si può vivere di divieti. La cosa che a volte trovo più difficile è restare calma, cercare di non sboccare e soprattutto non prenderla come una cosa personale; per questo l'ironia e una sana risata spesso sono meglio di qualunque cosa. A volte mi sembra più un lavoro da fare su me stessa.
Detto questo, la fase delle paure e delle insicurezze, della voglia di esplorare ma di stare al contempo attaccati alla gonna della mamma, della frustrazione e del controllo della rabbia, del capire le loro emozioni perché ancora non hanno parole per esprimerle è pur sempre da gestire. E allora che si fa? Cose pratiche, intendo.

Ieri ho provato a mettere in pratica un consiglio che ho trovato in Genitori crescono: quando Bianca non voleva vestirsi le ho detto che avrei messo  i suoi calzettini alla sua bambola preferita e, voilà, lei ha acconsentito a metterseli. Subito dopo mi sono mentalmente appuntata una cosa che voglio ricordarmi più spesso: non dire "vuoi fare questo?",  ma affermare decisa quello che si deve fare, proponendo magari due alternative. Insomma c'è da lavorarci e intendo armarmi di quantità industriali di pazienza per farcela. Per cui consigli, strategie, espedienti, tattiche, suggerimenti, rimedi ed escamotage per riuscire a sfangarla sono semplicemente graditi!

2 commenti:

  1. Ciao Barbara, dalla solita Caty anonima. Premesso, come sai, che io NON sono ancora arrivata ai Terribili Due (accontentandomi per ora degli "abbastanza terribili" 10 mesi di Martina), e che quindi non posso portare esperienze pratiche, leggendo (anche il libro della Dolto, proprio grazie al tuo splendido blog), posso segnalare i libri di Tracy Hogg, tra cui "Il linguaggio segreto dei bambini", seguito del molto noto "il linguaggio segreto dei neonati" perchè è proprio riferito all'età 1 - 3 anni. Oltre a quello segnalo, di Jesper Juul, "Il bambino è competente" ed eventualmente il più recente (che però ho ordinato e non ancora letto) "la famiglia è competente", oltre al classico "I no che aiutano a crescere", di Asha Philips, per la parte della primissima infanzia. Capisco le tue tribolazioni e aggiungo solo che, in previsione della montagna di frustrazione reciproca per la difficoltà a capirsi con una "toddler" che, come dice Juul, a quest'età comincia a sapere cosa vuole ma non sa di cosa ha bisogno (e lì si spera che lo sappia la mamma!), ho preso pure un libro che insegna ad usare la Lingua dei Segni fin dai 6 / 8 mesi per riuscire (forse) verso i due anni a capire e farmi capire anche senza parole... Insomma, stiamo iniziando a studiare già adesso! Come si dice... le faremo sapere ! A prestooo. Caty

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  2. Te lo volevo proprio scrivere, ma mi hai preceduta… anch'io ho incontrato Juul! Che mi piace un gran bel po', però, tanto per cambiare, mi mette pure in crisi: con questa cosa che il bambino è competente significa che siamo noi che dobbiamo imparare a sintonizzarci. Anche "I no che aiutano a crescere", lungi dal dire quando e per quali cose dire no, invita a riflettere sul proprio vissuto, ne scriverò!

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