9 maggio 2014

Terribili due anni: capricci, regole e limiti

La serata organizzata dal coordinamento pedagogico intercomunale dei Comuni del Rubicone aveva un titolo allettante: "Voglio tutto e subito…", l'ideale per il periodo dei terribili due anni che stiamo vivendo con la piccola di casa!
Conduttore della serata, che fa parte del ciclo di incontri "Le serate del nido" (ma che bella questa iniziativa!), il bravo e simpatico pedagogista bolognese Enrico Mantovani.
Si entra subito nel vivo perché i capricci hanno a che fare con le regole, la crescita e le autonomie.


Chi è il bambino sano?
"Il bambino che dice no è un bambino sano, che cerca di affermare la propria identità, non è uno che si adegua a tutto. La frustrazione che necessariamente noi genitori diamo ha a che fare con il desiderio: se ho tutto subito non c'è più un desiderio da esaudire!
E qui occhio alla sintonia di coppia, perché il bambino sa benissimo dove sta l'anello debole, quello che cede di più. In realtà il genitore comincia sin da subito a dare delle frustrazioni minime al proprio bambino: se il piccolo ha fame, la mamma deve prepararsi, gli dice di aspettare, lui piange, ma poi ha la soddisfazione di avere il latte. Non dare frustrazioni significa anticiparli e non si può dare da mangiare a chi non ha fame!".
La necessità di creare la distanza
"Il bambino nasce con il solo principio del piacere e si trova a dover fare il passaggio al principio di realtà. A due anni la fase di opposizione serve a creare la distanza e il genitore è lì proprio per contrastare il no del bambino, è questo il suo ruolo. Anche per il bambino è difficile, perché il suo no significa staccarsi dalla persona che ama di più in assoluto, la mamma, e capisce molto bene che lei si arrabbia. La stessa opposizione si ritrova nell'adolescenza."
Fare le bizze è normale
"I capricci sono normali così come è normale che il piccolo non rispetti le regole: il modo per assimilare un limite è spingercisi contro, provarlo. Ecco, il bambino sano spinge, così come il genitore sano regge. 
Chiaramente ci possono essere delle mediazioni, delle eccezioni che dipendono dalle regole familiari. L'importante è tenere presente due regole fondamentali: 1) il bambino non può fare male a se stesso; 2) il bambino non può fare male agli altri. Il bambino non può in nessun modo dare le botte alla mamma e al papà, anche se è ovvio che sono poca cosa: il motivo è che se lo facesse poi avrebbe degli enormi sensi di colpa."
La chiave è la motivazione
"Non si può dire no e basta o no perché io sono il babbo, non regge. La difficoltà dell'educare sta proprio nel fatto che dietro ogni no ci deve essere un percorso critico, una motivazione anche a dispetto di ciò che la società impone. Si può quasi dire che è lo stesso figlio che chiede il no, perché, in fondo, questo no significa che il genitore ha a cuore il bene del figlio. e il bambino si attacca alla motivazione che gli viene data. E se piange, si butta a terra? Niente, si sta lì, gli si sta vicino, prima o poi finisce, per il bambino è anche un modo di scaricare delle emozioni forti."
Accoglienza e fermezza
"La mediazione è sempre da tentare prima dell'imposizione, ma poi, una volta detta una cosa si deve fare. Se capita la sgridata, una volta che è tornata la calma si può andare dal bambino e dargli un bacio, dirgli che la mamma gli vuole bene, ma che quello che ha fatto non le è piaciuto. E' importante manifestare anche l'affettività. I genitori devono ricordarsi che, anche se sbagliano, possono sempre riparare; nel momento in cui dicono al bambino che hanno sbagliato gli danno una grande lezione, gli trasmettono l'affetto e gli insegnano a chiedere scusa. L'importante nella sgridata è  non umiliare mai il bambino, soprattutto davanti agli altri; l'arrabbiatura è per ciò che il bambino ha fatto, non per ciò che è."
Il genitore perfetto non esiste
"Spesso i genitori hanno paura di essere giudicati come cattivi dagli altri (il supermercato potrebbe essere un perfetto osservatorio di comportamenti genitoriali davanti agli altri!) e finiscono per fare cose più per cercare di apparire in un certo modo che per i figli. Il fatto è che il genitore che si fa delle domande, che si preoccupa, ecco, quello è già un ottimo genitore.
E poi non importa chi sgrida il bambino: che sia il babbo o la mamma, l'importante è che l'altro si adegui anche se non è d'accordo, per poi trovare un momento in cui parlarne senza il bambino. Spesso succede che le mamme hanno dei tempi lunghi di mediazione per poi perdere la pazienza all'improvviso, i babbi invece sono più sbrigativi e per questo più efficaci. La mamma in genere esprime più rabbia del babbo; si può dire che maggiore è la fermezza, maggiore è l'efficacia. L'efficacia diminuisce al crescere della rabbia!  E poi si deve tener presente la regola aurea: l'educazione ha tempi lunghi e le cose vanno ripetute più, più e più volte!".

Dopo questa serata devo dire che un po' mir sono rincuorata: io non faccio altro che farmi delle domande! E voi che ne dite? Riuscite a gestire i no dei vostri bimbi?

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